IL FALLIMENTO DELLA SILICON VALLEY BANK
di Franco Bagliani | pubblicato il 27 marzo 2023
Sono ormai passate due settimane dal fallimento della Silicon Valley Bank (SVB), e molti non hanno ben capito cosa sia successo e soprattutto quali potrebbe essere le conseguenze della scomparsa di quella che è stata la sedicesima banca americana per dimensione. Questo articolo si propone proprio l’obiettivo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento e di riassumere quanto accaduto negli scorsi giorni. Iniziamo.
La SVB è stata fondata Bill Biggerstaff e Robert Medaris nel 1983 a Santa Clara, California. Negli anni l’istituto creditizio in questione ha conosciuto una crescita eccezionale, arrivando a gestire 250 miliardi di dollari di depositi e diventando un punto di riferimento per tutte le aziende e le start up della Silicon Valley. La banca californiana usava il denaro dei propri clienti per acquistare e detenere principalmente obbligazioni. I diversi rialzi dei tassi posti in essere dalla Fed e l’introduzione di una politica monetaria restrittiva hanno però causato un importante riduzione dell’attivo della banca stessa a cui si è poi andata a sommare la crisi relativa al settore tech. I correntisti hanno così iniziato ad aspettarsi il peggio e molti si sono rivolti alla banca chiedendo di prelevare i propri risparmi, peggiorando ulteriormente il bilancio della SVB. La situazione è poi precipitata definitivamente l’8 marzo quando la banca californiana ha annunciato la vendita di titoli azionari e obbligazionari (precedentemente acquistati a 23 miliardi di dollari) per 21 miliardi, realizzando di fatto una perdita di oltre 2 miliardi. La notizia ha immediatamente scatenato il panico tra i clienti che sono corsi in massa agli sportelli per prelevare i propri risparmi, causando in definitiva il fallimento della SVB (il più grande dal 2008 ad oggi). Il governo americano è intervenuto prontamente garantendo insieme alla Fed e alla Fdic (Federal Deposit Insurance Corporation) il rimborso a tutti i clienti dei depositi andati perduti, anche oltre la soglia dei 250 mila dollari.
Nonostante questo continua ad aleggiare nelle aspettative di alcuni investitori lo spettro del fallimento di Lehman Brothers, tanto che i mercati nei giorni scorsi hanno fatto registrare performance negative. In queste situazioni è pero di fondamentale importanza fare il possibile per lasciare da parte le emozioni e dare il giusto peso alle analogie con il passato. Se infatti da un lato il fallimento della SVB ricorda inevitabilmente il fallimento della banca newyorkese da cui poi è scaturita la grande recessione del 2008, dall’altro lato è importante far presente che il settore bancario odierno è sottoposto a requisiti normativi molto più stringenti rispetto a quanto non accadesse nel 2007, i quali lo hanno reso incredibilmente più solido e meno vulnerabile ad avvenimenti di questo tipo. Inoltre, questa contrazione dei mercati finanziari contribuirà senza ombra di dubbio a “raffreddare” l’economia statunitense, aiutando di fatto la Fed a raggiungere il suo obiettivo primario di riduzione del tasso di inflazione, al punto che diversi analisti paventano addirittura una fine degli aumenti dei tassi di interesse.
Come spesso accade in economia, nessun avvenimento può essere compreso attraverso una sola chiave di lettura, e nella maggior parte dei casi l’emozioni tendono a fornire una visione distorta di quanto sta accadendo, ingigantendo determinati aspetti e sminuendone altri. Concludo quindi questo articolo ricordando al lettore che questi momenti di forte volatilità offrono, a fronte di forti rischi, numerose opportunità per chi sarà in grado di operare sui mercati con il giusto approccio.
(Ricordo ai lettori che quanto appena letto costituisce semplicemente del materiale informativo, pertanto le precedenti righe non sono da considerarsi in alcun modo un consiglio finanziario)