LE IMPLICAZIONI FINANZIARIE DEL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO

Fino a pochi giorni fa, la stragrande maggioranza degli analisti concordava nel definire quantomeno improbabile un’invasione su larga scala ai danni dell’Ucraina. Eppure, ciò che sembrava impossibile si è verificato, facendo sprofondare il mondo intero nell’incertezza. Quali sono le intenzioni di Putin? Quale sarà l’esito del conflitto? Quali saranno le conseguenze delle sanzioni? E soprattutto, come reagirà l’economia globale?

 

Sicuramente le sanzioni emesse sino ad oggi avranno un effetto limitato sulla Russia, la cui dipendenza dal capitale estero è quasi nulla. L’economia sovietica, infatti, si basa su un debito pubblico ridotto e una bilancia dei pagamenti in surplus. Il Cremlino può inoltre contare su ingenti riserve in valuta estera. Il blocco del Nord Stream 2, al contrario, minaccia di creare importanti ripercussioni sia per la Russia che per l’Europa intera. Il danno economico per Mosca è facilmente calcolabile, si parla di 55 miliardi di metri cubi all’anno di mancati guadagni. Per l’Europa il discorso è più complesso in quanto non è facile prevedere come l’aumento dei prezzi di gas e petrolio intaccherà l’operatività delle nostre aziende. Un ulteriore rincaro delle bollette rischia di mettere in ginocchio interi settori. Le imprese esportatrici sarebbero costrette a scaricare i maggiori costi sul prezzo finale e questo porrebbe a rischio la competitività dei prodotti europei. In alternativa le aziende potrebbero assorbire internamente l’aumento dei costi, rischiando però di compromettere la solidità finanziaria del proprio business. E non si tratta solo dell’Europa, anche l’Asia verrebbe colpita duramente da un aumento del prezzo dell’energia. Infatti, le principali potenze economiche orientali (quali Cina, India, Taiwan e Corea) sono tutte importatrici di petrolio. Non ci rimane altro che sperare in una intensificazione del processo di transizione verso fonti rinnovabili, con lo scopo di soddisfare il fabbisogno globale di energia senza dover scendere a compromessi con il Cremlino. Alle incognite fino ad ora trattate si aggiungono quelle riguardanti il paese invaso. L’esito del conflitto sarà ovviamente determinante. Nel caso in cui la Russia dovesse prevalere la nuova amministrazione instaurata da Mosca sarebbe, con tutta probabilità, oggetto di pesanti sanzioni.

 

Ma come hanno reagito le borse? In questi giorni i mercati hanno ricordato a tutti gli investitori quanto siano complessi i meccanismi che ne determinano l’andamento. Le informazioni su cui si basano i prezzi dei sottostanti sono praticamente infinite, così come le emozioni che influiscono sull’operatività umana. In molti si aspettavano un tracollo di Wall Street in seguito all’inizio del conflitto, ma così non è stato. Il Nasdaq ha riportato addirittura rendimenti positivi a più riprese nella giornata del 24 febbraio. I mercati sono semplicemente troppo complessi per essere influenzati da una sola notizia. Non bisogna poi dimenticare che ogni news, per quanto negativa possa essere, porta con sé delle implicazioni molto importanti. Dallo scoppio della guerra, ad esempio, sono saliti diversi titoli Growth. Il perché è semplice. I mercati, in seguito ai recenti sviluppi, si aspettano un rialzo dei tassi inferiore a quanto precedentemente preventivato. Politiche troppo restrittive rischierebbero di mettere in ginocchio intere economie già colpite duramente dalla crisi ucraina. Per queste ragioni è molto probabile che la Fed decida di alzare i tassi di 25 punti base, una riduzione del 50% paragonata ai 50 punti base attesi prima dell’inizio della guerra. Nonostante la “buona” reazione delle borse all’invasione dell’Ucraina la situazione in ambito finanziario non può certamente definirsi rosea. Una forte instabilità sta caratterizzando i mercati in questi ultimi giorni ed è probabile che continuerà a farlo sino a quando non saranno più chiare le intenzioni di Putin e le sanzioni dell’occidente. Il panico e le preoccupazioni degli investitori stanno alimentando importanti variazioni di prezzo su molti titoli. L’asset class che sta beneficiando maggiormente del contesto geopolitico attuale è quella delle materie prime. Il prezzo del petrolio, ad esempio, ha raggiunto i 105 dollari al balire mentre il gas è arrivato a costare 130 euro al megawattora.

 

Le ultime scrollate del mercato e la forte volatilità che ne governa l’andamento in questi giorni hanno sottolineato ancora una volta quanto sia importante compiere scelte difensive in anticipo. In questi momenti è molto facile farsi prendere dal panico, compiendo scelte irrazionali. Nei periodi di stabilita, invece, è più facile agire logicamente e i costi delle varie assicurazioni sono molto più bassi. Inoltre, è importante ricordare quante opportunità offrano questi periodi di incertezza. La cecità del mercato spesso fa crollare titoli di aziende con buoni fondamentali e grandi potenzialità. Questo permette, all’investitore accorto, di acquistare ottime azioni ad un prezzo scontato.

Volendo citare Warren Buffett, l’investitore intelligente farebbe bene ad avere paura quando gli altri sono avidi e ad essere avido quando gli altri hanno paura.

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