LA CRESCITA DEI PRIVATE MARKETS
di Franco Bagliani | pubblicato il 20 gennaio 2022
Quello dei private markets è decisamente uno dei settori più interessanti presenti sul panorama finanziario, con un valore complessivo che si attesta su circa 8mila miliardi di dollari e una crescita che non accenna ad arrestarsi. Ma di cosa si tratta? La definizione “private markets” rappresenta una moltitudine di strumenti finanziari che spaziano dai fondi private equity ai fondi private debt, dall’immobiliare alle infrastrutture fino a opzioni incentrate sulla sostenibilità. L’obiettivo principale che accomuna tutti questi strumenti è quello di rendere accessibile alle imprese i capitali degli investitori privati in maniera rapida ed efficiente. In passato erano le banche a soddisfare la richiesta di liquidità da parte dell’aziende, oggi però gli istituti di credito tradizionali falliscono in questo compito per via di strumenti e tempistiche inadeguati. Ed ecco che prontamente subentrano operatori fortemente digitalizzati e specializzati nell’erogazione del credito, in grado di fornire un servizio migliore sotto tutti i punti di vista.
L’espansione di questo settore si riflette nell’economie di tutti i paesi sviluppati, Italia compresa. Nel 2019 sono stati erogati 300 milioni di finanziamenti, diventati poi 1,6 miliardi nel 2020 e 2,3 miliardi nei primi nove mesi del 2021. Questa crescita vertiginosa non deve sorprendere, in quanto il motore trainante della nostra economia non sono le grandi aziende quotate a Piazza Affari, ma le migliaia di piccole e medie imprese che da anni ormai riscontrano difficolta nella raccolta dei fondi. Delle 6,2 milioni di imprese presenti sul territorio nazionale, solo 377 sono quotate. Bisogna sottolineare però che il divario rispetto ad altre realtà rimane importante. Ad oggi solo l’1% del risparmio gestito italiano viene investito tramite strumenti alternativi, contro il 25% degli Stati Uniti, il 15% dell’Inghilterra e il 7% di Spagna e Francia. Tra il 2016 e il 2020 l’ammontare degli investimenti da parte dei fondi specializzati nelle start up italiane è stato di 1,2 miliardi di euro, una cifra non così eclatante se paragonata agli 8 miliardi della Germania e agli 8,3 miliardi della Francia. Le ragioni dietro a questo divario sono da ricercarsi nella maggiore avversione al rischio degli investitori italiani e in una scarsa partecipazione da parte degli investitori istituzionali e delle grandi Aziende.
Le cose però sembrano destinate a cambiare. Con i 2 miliardi di euro del decreto-legge infrastrutture in arrivo dallo stato a CDP Venture SGR, per investire in aziende ai primi stadi di sviluppo, si rafforza l’impegno pubblico sul fronte del venture capital, che promette di dare una spinta anche ai fondi privati. Inoltre il Governo ha recentemente dato parere positivo all’emendamento alla legge di bilancio che estende al 31 dicembre 2022 il termine per effettuare gli investimenti godendo del credito d’imposta, oggi limitato fino alla fine di questo anno per i piani costituiti dallo scorso gennaio.
A puntare sul settore dei private markets sono anche grandi aziende, tra cui Azimut. La società di consulenza e gestione patrimoniale italiana è attiva nel settore degli investimenti alternativi da diversi anni attraverso vari progetti. Nel 2014 ha creato la piattaforma “Azimut Libera Impresa” con l’obiettivo di supportare l’economia reale investendo in piccole e medie imprese. La piattaforma ad oggi gestisce più di 4 miliardi di euro, erogando finanziamenti a più di 200 PMI. Ad ottobre 2020 è stata introdotta sul mercato la piattaforma completamente gratuita “Azimut Marketplace”. A poco più di 2 mesi dal lancio oltre 800 aziende si sono registrate al servizio che permette di avere accesso a operazioni di finanza straordinaria, ad aggregazione di conti italiani e stranieri, all’instant lending, a soluzioni di anticipo di fattura digitale di Workinvoice, all’attivazione di Satispay e molto altro ancora. La crescita della piattaforma non sembra destinata ad arrestarsi in previsione di un 2022 in cui le garanzie statali saranno ridotte e il bisogno di liquidità continuerà ad essere forte. Inoltre, in data 3 gennaio 2022, Azimut e Mamacrowd (la più importante piattaforma italiana di equity crowdfunding) hanno comunicato di aver concluso l’accordo che ha portato Azimut al raggiungimento della maggioranza del capitale di Mamacrowd (50,1%). La collaborazione tra le due parti, però, non incomincia certo adesso. Infatti, già da diversi anni è presente sul mercato il fondo AZ ELTIF-AliCrowd, il primo prodotto ELTIF di Venture Capital di Azimut Investments S.A., che permette agli investitori privati di avere accesso alle più interessanti ed innovative PMI e startup italiane. Azimut si prepara inoltre a lanciare ALICrowd 2, approvato a fine dicembre dalla CSSF (Commision de Surveillance du Secteur Financier), fondo con un target di 35 milioni di euro. Con questi due prodotti Azimut consolida la sua posizione di leadership nel settore del fintech lending.
Anche i piccoli investitori si stanno rendendo conto del potenziale dei private markets, in particolar modo considerando i tassi negativi dell’obbligazionario e attese certamente non entusiasmanti per quanto riguarda i rendimenti dell’azionario nei prossimi anni. Fino ad oggi a frenare gli investitori sono state le alte classi di rischio assegnate a questo genere di investimento. I numeri però parlano chiaro. Dal 2010 al 2015 i fondi di private equity hanno avuto una volatilità equivalente pari a -5,6% e una deviazione standard pari a 14,1%, a fronte di un rendimento medio del 19,2%. Come si sono comportati i mercati borsistici e i titoli di stato? I primi dal 2001 ad oggi hanno avuto una volatilità equivalente pari a -46,71% (dovuta al rischio di bolla tra domanda e offerta di capitale). Per quanto riguarda i secondi, la volatilità equivalente corrisponde a -17,8%, data non tanto dal rischio di insolvenza quanto da quello di performance (derivato dal rischio che un tasso fisso sottoperformi rispetto ai tassi di interesse futuri).
I private markets promettono di rivoluzionare il settore creditizio e tutto ciò che lo circonda, offrendo allo stesso tempo nuove possibilità per gli investitori e per le imprese di tutto il mondo.